Il cielo si diverte

“Signor editore, io sono quel che si dice un alcolizzato o, se crede, un ubriacone, così e basta, senza eufemismi o epiteti di quelli che la cosiddetta gente un po’ più su si ripete a tutte le ore come una campana impazzita. La gente come lei per intenderci. E probabilmente adesso, come tutti quelli della sua specie, ne vuol sapere di più oppure, mi dica, già pensa a un impossibile colpo di fortuna, a una folgorante rivelazione. Si calmi!…”

L’urgenza della verità, valore culturale di transizione nella Bari degli anni’60. La faticosa presa di coscienza della diffusa inautenticità. Questo romanzo scritto alla fine degli anni 70 non fu mai inviato a un editore e mai pubblicato. È rimasto addormentato per lungo tempo e infine, dopo ventitrè anni dalla morte dell’autore, la sorella Maria ha deciso di inviarlo a un editore il quale, leggendolo, o forse sentendosi chiamato in causa, ha deciso di pubblicarlo. Questo libro è una dedica atemporale all’autore fatta dalle donne della sua famiglia che molto lo amarono.